SALUTE DI PROSSIMITÀ: SFIDE E OPPORTUNITÀ DI UN’ESPERIENZA IN LOMBARDIA

I servizi territoriali della Poliambulanza di Brescia

di Claudia Bonfichi

Ci sono molti modi di affrontare la crisi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Uno di essi interpreta questo momento come una crisi di prossimità, contraddistinta da un crescente divario tra il sistema sanitario e i bisogni delle persone, siano esse pazienti o professionisti della salute. Questo scollamento ha reso evidente la necessità di un approccio più vicino ai cittadini e alle loro esigenze quotidiane.

Il paradigma della “salute di prossimità” rappresenta questa visione, proponendo un riavvicinamento del SSN ai cittadini, con un focus non solo sulle necessità sanitarie, ma anche su quelle relazionali e umane. In risposta a queste sfide, nel 2022 il gruppo di ricerca sulla salute della Rete Welfare Responsabile ha presentato il “Manifesto per una Salute di Prossimità“, proponendo un modello di assistenza che, partendo dal domicilio, si articola in quattro livelli di reti interconnesse. L’elemento chiave di questo modello è la necessità di coinvolgere nel processo di cura sia le reti formali istituzionali che quelle informali che circondano la persona.

Per esaminare le dinamiche e le implicazioni pratiche dell’attuazione del paradigma di prossimità nei contesti reali, tra settembre 2023 e febbraio 2024, è stato condotto uno studio di caso nell’ambito di una tesi magistrale [1] all’Università degli Studi di Milano. Supervisionato da Lia Lombardi e Michele Marzulli [2], lo studio ha avuto come oggetto la Fondazione Poliambulanza di Brescia, istituzione sanitaria nota per la sua eccellenza specialistica. La scelta della Fondazione è stata motivata dalla ricerca di esperienze di integrazione tra ospedale e territorio, una delle carenze più evidenti del sistema  attuale. inoltre, la Fondazione ha mostrato di riconoscersi nel paradigma della salute di prossimità, evidenziando un forte legame con la prospettiva del Welfare Responsabile.

Cure domiciliari e dimissioni protette

La ricerca ha approfondito due ambiti chiave della salute di prossimità: le cure domiciliari e le dimissioni protette. Le prime garantiscono assistenza continua ai pazienti a casa dopo la dimissione, mentre le seconde facilitano la transizione dei pazienti più fragili dall’ospedale al territorio, riducendo le riospedalizzazioni e agevolando il reinserimento nella comunità.

Due casi emblematici, identificati come “casi nel caso” durante lo studio, evidenziano le sfide e le potenzialità nell’implementazione del modello di prossimità.

Il primo caso, intitolato “Con il cuore con le mani”, è un progetto avviato da Poliambulanza nel 2019 per fornire assistenza domiciliare a pazienti cardiopatici complessi. Tra il 2019 e il 2021, il programma ha coinvolto 121 pazienti, registrando, a tre mesi dalla conclusione, un tasso di accessi al pronto soccorso o ricoveri ospedalieri del solo 4%, rispetto al 38% del gruppo di controllo che non aveva beneficiato delle visite domiciliari.

Il secondo caso è la storia di Amid [3], un lavoratore irregolare proveniente dall’Asia meridionale, che nel 2022 ha subito un grave incidente sul lavoro, rimanendo paraplegico. Dopo la fase acuta, è emersa la necessità di avviare un percorso di dimissioni protette. Tuttavia, la mancanza di una residenza stabile e di supporti sociali adeguati ha reso estremamente complesso il suo reinserimento. Dopo oltre un anno di ricovero presso la struttura ospedaliera, Amid viene temporaneamente alloggiato in un hotel vicino alla stazione, in attesa di una sistemazione definitiva. La testimonianza dell’assistente sociale che ha seguito il suo caso mette in luce le profonde difficoltà legate alla gestione di situazioni di disabilità e marginalità sociale:

Davvero, a volte ci vuole proprio fantasia, telefonate fatte la domenica, coincidenze fortunate… Ma per un Amid per cui ci si spende e si spera vada tutto per il meglio, quanti restano indietro? Da soli non ci si salva e non si salva nessuno.

Professionisti sanitari e comunità: un’alleanza possibile

L’analisi qualitativa condotta nel corso dello studio ha messo in luce che, se la salute vuole essere “di prossimità” non può limitarsi a interventi formali. È necessario un profondo cambiamento culturale che coinvolga non solo i professionisti sanitari, ma anche le comunità e le reti di supporto, formali e informali. Senza un tale rinnovamento, le proposte di riforma della sanità che animano il dibattito pubblico rischiano di restare interventi solo tecnici o amministrativi, privi di un impatto reale sul benessere delle persone. La salute di prossimità rappresenta una concreta opportunità per affrontare la crisi del SSN e, come sottolineato nello stesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), si tratta di “combinare immaginazione, capacità progettuale e concretezza”, senza lasciare che la complessità diventi una scusa per l’inattività.

[1] Corso di Laurea in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie https://www.unimi.it/it/corsi/laurea-magistrale/scienze-riabilitative-delle-professioni-sanitarie
[2] Lia Lombardi e Michele Marzulli hanno ricoperto rispettivamente il ruolo di relatrice e correlatore della tesi.
[3] Il nome del protagonista è stato cambiato per preservarne la privacy. La scelta del nome Amid richiama il Progetto AmiD (Access to services for Migrants with Disabilities), il primo progetto europeo a trattare la questione dei migranti e richiedenti asilo con disabilità. https://amidproject.eu/it/

Immagine: l’ingresso della Fondazione Poliambulanza, Brescia. Dal web

Controlla anche

WELFARE RESPONSABILE E FILANTROPIA ISTITUZIONALE: Il SEMINARIO RWR DI BRESCIA

Nel segno della responsabilità è possibile attivare una nuova forma di filantropia istituzionale. Questo il …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *