Una Proposta Radicata nella Realtà

La società italiana sta cambiando e lo sta facendo a un ritmo sostenuto.
È diffusa nell’opinione pubblica la sensazione che, a partire da questo nuovo millennio, ci si trovi in un contesto differente da quello del secolo scorso.
L’insieme di processi di interdipendenza tipici della globalizzazione ha, infatti, mutato in modo profondo ogni aspetto delle nostre società, anche della vita quotidiana.

Il carattere più adeguato per definire una simile situazione è quello della complessità: tutti i fenomeni sociali sono interconnessi e diventa sempre più difficile immaginare soluzioni ai problemi di una comunità in maniera separata dal contesto. Inoltre i sistemi sociali sono sempre più differenziati al loro interno e si connettono gli uni con gli altri.
L’idea di ricominciare a costruire barriere e confini, che sembra tornata in auge in questo periodo, è irrealistica ed è la chiara dimostrazione di una situazione di spaesamento molto diffusa.

In queste condizioni, come si può pensare di avanzare una proposta di riforma molto ambiziosa e destinata a incidere profondamente nelle relazioni sociali come quella del Welfare Responsabile?
La risposta a questa domanda risiede soprattutto nel modo in cui essa viene avanzata. Infatti, se fosse solo una delle molte proposte emerse nel dibattitto accademico, sarebbe forse destinata a rimanere una nuova pagina di quel libro dei sogni in cui sono state archiviate altre iniziative del passato.
L’ambizione del Welfare Responsabile è piuttosto quella di divenire la base di partenza per un processo reale di riforma dell’esistente, teso a modificare la situazione superando l’impasse della “crisi del welfare”, nel convincimento che possibile uscirne senza arrendersi all’idea di una sua non riformabilità.

Da che cosa nasce questa idea?
Certamente non da un atteggiamento ottimistico, magari di maniera. Al contrario, la proposta è profondamente radicata nella realtà complessa e multiforme della nostra società.
Infatti, la stessa definizione di Welfare Responsabile nasce da una riflessione che è successiva a un ampio e articolato processo di analisi della realtà, innanzitutto lo studio di numerosi casi di successo nell’innovare il welfare, in cui è stato possibile osservare come il sistema italiano, per quanto presenti delle criticità, dimostri di essere modificabile in senso virtuoso.
Ma anche gli interlocutori, intervistati come testimoni privilegiati o intervenuti nel percorso preparatorio, hanno chiaramente indicato che è possibile progettare un nuovo welfare senza regredire al passato.

L’approccio adottato è induttivo: si è cioè partiti dall’osservazione e dall’ascolto della realtà e delle persone che sono state in grado di proporre progetti per uscire dalla crisi.
Si tratta quindi di una metodologia di lavoro opposta a quella deduttiva che, invece, parte da formulazioni teoriche per osservare successivamente la realtà e proporne una lettura interpretativa. La via che è stata scelta è ovviamente più rischiosa, quasi “senza rete” e non aveva, almeno all’inizio, alcuna garanzia di portare a una sintesi adeguata.
L’atteggiamento di apertura, infatti, comporta sempre una certa dose di rischio. L’équipe di ricerca si è proposta di elaborare una proposta di welfare innovativo fondata su esperienze concrete, che hanno aperto nuovi orizzonti e prospettive. La cosa più difficile è stata quella di trarre da queste esperienze una sintesi capace di individuarne i tratti caratteristici.

Il lungo lavoro di riflessione, che è seguito alla parte di ricerca sul campo, è servito proprio a formulare una proposta, che, pur con tutti i suoi limiti, è caratterizzata da un alto livello di coerenza interna e di realistica fattibilità.