BRESCIA CITTÀ DEL NOI, FASE 2

Con la presentazione del Piano di Zona 2018-2020 Brescia entra in una nuova fase della progettazione e gestione del welfare municipale. Si tratta della implementazione e consolidamento del progetto “Brescia città del noi” iniziato nel 2016 (qui il link). Con esso si è introdotta una nuova visione del welfare in ottica comunitaria, perché volta a garantire un impianto universalistico, equo e partecipato. Elemento qualificante è la costruzione di nuove connessioni fra tutti i soggetti coinvolti nella produzione del benessere.

Una logica inclusiva

Gli operatori sociali comunali delle cinque zone in cui è suddivisa la città sono stati accompagnati in un processo di formazione che ha consentito loro di acquisire le competenze per diventare “agenti di comunità”: essi sono quindi messi in grado di creare connessioni sui territori con le più di 300 realtà che in città operano a fianco dell’ente pubblico nel soddisfare i bisogni di welfare. Queste ultime, tuttavia, non sono considerate semplicemente erogatori di servizi su mandato dell’ente pubblico, ma soggetti che “conoscono e integrano le istanze, i bisogni e le risorse della popolazione e della comunità” (Bilancio Sociale partecipato del welfare della città di Brescia, 2, 2017, pag. 17).

La logica inclusiva degli attori (si potrebbe dire di et-et in contrapposizione a quella esclusiva, aut-aut) si traduce concretamente nell’integrazione condivisa, ossia nella pari dignità fra gli attori nella lettura dei problemi, definizione e implementazione delle risposte in un’ottica di sussidiarietà circolare.

Una filiera del welfare

La nuova edizione dei PdZ, dunque, intende rafforzare il modello comunitario a solidarietà diffusa e forte integrazione tra pubblico e privato attraverso anzitutto la crescita culturale e formativa tanto dell’ente locale quanto dei soggetti di Terzo Settore. In questo modo viene riconosciuta la necessità di definire anzitutto un linguaggio e una vision comuni che possano condurre alla costruzione di un management strategico pubblico/privato dell’intera filiera del welfare cittadino.

Si tratta quindi di identificare un sistema di governance condivisa di cui il Consiglio di indirizzo del welfare bresciano è l’espressione concreta. Esso rappresenta un organismo: “di partecipazione civile, grazie al quale l’Amministrazione e i diversi attori di interesse della città si impegnano a condividere informazioni, esigenze, punti di vista e istanze utili a orientare, attraverso il dibattito pubblico e il libero confronto delle idee, scelte e azioni volte a realizzare un sistema di welfare sempre più inclusivo, universalistico, equo e solidale” (Piano di zona 2018-2020, Ambito 1, pag. 14).

I “Punti di comunità”

Concretamente, nella triennalità 2018-2020 si intende rafforzare e diffondere ulteriormente i Punti comunità, quei luoghi che, sui territori, rappresentano il concreto spazio di collaborazione tra le realtà presenti nel quartiere in cui costruire sinergie per rispondere agli specifici bisogni dei cittadini che lì vivono.

I Punti di comunità vanno sempre più intesi come luoghi in cui si aggregano risorse, si progettano iniziative condivise e si promuovono sviluppo e coesione sociale. Nella terminologia del Welfare Responsabile, essi sono i luoghi fisici e simbolici in cui progettare e realizzare uno spazio sociale di prossimità, in cui coloro che abitano e vivono tendono ad assumersi reciprocamente la responsabilità del benessere, in tal modo valorizzando il principio della sussidiarietà orizzontale.

In questo senso è emblematico il progetto di costruzione della rete di Buon Vicinato, pensato per le persone anziane, che prevede di affidare alle associazioni di volontariato il ruolo di vicinanza e di supporto degli anziani più fragili. Così facendo, si dà vita a una rete di protezione che è accanto alle persone vulnerabili nella quotidianità e che è anche in grado di intercettare immediatamente le difficoltà, prima che si trasformino in emergenza, attivando le risorse formali di care.

Un riflessione conclusiva

In estrema sintesi, si può dire che il progetto del Comune di Brescia conferma la validità di una impostazione (come quella di Welfare Responsabile) che pone al centro la persona e le sue relazioni, promuove l’attivazione capacitante dei singoli e dei gruppi, favorisce la costruzione di reti fra soggetti diversi per creare uno spazio di prossimità in cui la produzione del benessere è responsabilmente condivisa fra attori pubblici e di privato sociale.

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