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Responsabilità e disuguaglianze, talenti e amicizie: la socializzazione nei giorni del COVID-19

In un contesto sociale e comunicativo di per sé molto complesso, l’epidemia diventa un evento potenzialmente in grado di mettere in discussioni le nostre certezze su come evolvono i modelli della socializzazione. Il distanziamento (obbligato) è un fattore decisivo nel condizionare i comportamenti individuali e collettivi. Diventa interessante interrogarsi su che cosa succeda in questo periodo al mondo dei giovani, dentro e fuori la didattica a distanza, nelle dinamiche costruzione della propria identità sociale.

Abbiamo posto alcune domande ad Andrea Maccarini, Professore ordinario di Sociologia dei processi culturali presso l’Università di Padova e membro del Comitato scientifico della rete interuniversitaria del Welfare Responsabile. Nei video che seguono spunti di riflessione interessanti.

Redazione: In queste settimane di sospensione della frequenza delle scuole, la didattica a distanza, così come l’abbiamo vissuta, ha necessariamente coinvolto le famiglie. Come cambia, secondo lei, il rapporto tra scuola e famiglia?

La risposta di Andrea Maccarini sottolinea due fenomeni: da una parte l’intensificazione di processi già in atto, grazie ai quali si sono strette alleanze proficue tra scuola e famiglia, fondata sulla responsabilizzazione dei di versi soggetti interessati. Dall’altra, una forte divergenza: le relazioni sociali che erano già deboli sono quasi scomparse, le contraddizioni preesistenti sono esplose. Dedizione di molti insegnanti, catene di collaborazione, ma anche la necessità di interventi di policy che aiutino a far emergere le energie di cooperazione latenti: questo e altro nella prima parte dell’intervista (video, min. 6.10).

Redazione: Quale è, a suo parere, la sfida che la didattica a distanza pone rispetto ai più generali processi di socializzazione con particolare riferimento alla scolarizzazione?

In questa seconda parte (video, min. 7.01) Andrea Maccarini sottolinea la necessità di un ampio ripensamento della scuola, nel segno della personalizzazione. La didattica a distanza non può diventare l’ennesima attività ulteriore e accessoria della scuola italiana. Può essere l’occasione per ripensare il processo educativo destinato a sviluppare le competenze socio-relazioni dei ragazzi. E questo vale anche per la cosiddetta “educazione speciale”, che ha molto sofferto in questi giorni di distanziamento: è possibile pensarla non solo come semplice forma di sostegno agli alunni in difficoltà, ma come uno stimolo dei talenti, delle passioni, delle aspirazioni di tutti i giovani?

Immagine: Designed by jcomp / Freepik

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