Nell’ottica di comprendere come il welfare a livello locale sta cambiando in conseguenza della difficile sfida dell’emergenza pandemica, la RWR ha promosso alcune iniziative di riflessione. Insieme ai seminari online, iniziati nel mese di novembre e dicembre e che riprenderanno tra pochi giorni, dalle sedi territoriali raccogliamo alcune esperienze che sembrano interessanti. Dopo il contributo su una esperienza milanese ecco una riflessione che viene dalla Sicilia.
Ripartenze inclusive per un welfare di comunità
“Ripartenze Inclusive” è il nome della campagna di crowdfunding a sostegno di progetti community-based per potenziare o attivare servizi di utilità sociale a vantaggio delle fragilità che il contesto emergenziale ha generato e amplificato. È una delle tante iniziative della Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani nata nel 2019 dallo sforzo congiunto delle diocesi e dalla comune visione dei vescovi Francesco Montenegro e Pietro Maria Fragnelli.
“La Fondazione rappresenta certamente una delle esperienze più significative di welfare responsabile dove viene privilegiata la centralità della persona, la responsabilità, la logica di rete nonché il coinvolgimento armonico e coeso di tutti gli attori sociali coinvolti nei processi di sviluppo locale”, sottolinea Giuseppe La Rocca – direttore della Fondazione di Comunità più a sud d’Europa – che aggiunge:
“La collettività di riferimento è composta dalle persone che vivono nelle due province, nonché da tutti gli emigrati che hanno un legame affettivo verso la propria terra di origine. A questi vanno aggiunte tutte le organizzazioni e le imprese locali, nazionali e internazionali che vogliono contribuire allo sviluppo di questo pezzo di Sicilia così ricco di opportunità ma anche, ovviamente, colpito da ataviche difficoltà che si possono certamente risolvere con il contributo fattivo di tutti”.
A proposito di queste risorse, La Rocca ricorda che: “è lo stesso territorio a determinare l’identità della Fondazione che si basa sulla sua centralità rispetto al Mar Mediterraneo, sulla rilevanza economica e sociale dei settori produttivi legati alle filiere del cibo e dell’agricoltura, sull’importanza del patrimonio artistico, culturale, naturale”.
Uno degli ultimi progetti si chiama “Cantieri Educativi”, finanziato al 70% grazie al crowdfunding, che è stato lanciato per la realizzazione di sei laboratori educativi per giovani dai 5 ai 17 anni. Le attività spaziano dalla street dance al canto, dalla sartoria al riciclo creativo, dal teatro allo sport e al giornalismo con l’obiettivo di offrire a bambini e adolescenti possibilità di crescita orientate a uno sviluppo integrale della persona nonché di riprendere e migliorare le relazioni che sono state interrotte durante il lockdown e dal timore scaturito dalla pandemia.
Dai beni alimentari ai personal computer
Un’altra iniziativa è quella sviluppata grazie alla collaborazione con la Caritas di Agrigento, Mazara del Vallo e Trapani volta ad affrontare l’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 che, oltre che essere sanitaria è diventata sempre più sociale: è emerso infatti sempre più il bisogno di trovare una risposta anche per l’acquisto di generi di prima necessità per le persone in difficoltà. Sono stati consegnati 2.050 buoni spesa per un controvalore di 99 mila euro che si aggiungono ai notebook consegnati a giovani studenti del territorio per contrastare la povertà educativa minorile acuita dal digital divide.
La Fondazione, che è dotata di un patrimonio di circa un milione di euro integralmente vincolato per il perseguimento degli obiettivi statutari e sociali, opera su due province particolarmente critiche sotto diversi punti di vista. Due territori che si trovano nelle posizioni più basse di molte delle classifiche che riguardano lo sviluppo e la qualità della vita. Le attività si sviluppano sulla base dell’ascolto delle esigenze collettive e sul rifiuto di ogni approccio impostato su soluzioni imposte gerarchicamente. Le priorità progettuali che riguardano il lavoro, l’inclusione, la valorizzazione delle risorse, in questo senso, non sono predeterminate. Piuttosto nascono da un processo di co-progettazione con gli stessi destinatari degli interventi e quindi con quei soggetti (imprese, cittadini, istituzioni) che poi concretamente si occupano dell’implementazione delle attività.
Abbattere le disuguaglianze economiche e sociali, contrastare la disoccupazione giovanile, risolvere il declino demografico e promuovere uno sviluppo coesivo sono gli obiettivi strategici promossi dalla Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani che mira a coniugare innovazione e tradizione. Ciò è possibile tramite una offerta progettuale creativa che si sviluppa attraverso proposte originali come: la formazione professionale di chef di strada, la costituzione di Gruppi di acquisto familiari per la valorizzazione dei prodotti agricoli locali, la vendita di beni alimentari tramite i canali dell’e-commerce etico, ma anche pasti e carrelli “sospesi” a favore delle famiglie in difficoltà. Questi esempi testimoniano la grande vitalità di un territorio che sta dimostrando doti resilienti, che in una certa visione convenzionale del Meridione assistenzialista e immobile possono apparire inaspettati.
Il panorama delle Fondazioni comunitarie in Sicilia
La Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani collabora anche con la “MECC – Microcredito per l’economia civile e di comunione” di cui è socia. La MECC è una società cooperativa di finanza etica per l’attività di microcredito che sostiene la nascita e la diffusione di imprese di economia civile e di aziende sostenibili economicamente e responsabili sul piano sociale e ambientale. Inoltre incoraggia l’occupazione durevole sui territori di riferimento, l’inclusione sociale ed economica ed il rafforzamento delle reti dell’economia sociale e solidale.
Quella della Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani non è però un’esperienza sporadica. In Sicilia esistono da tempo la Fondazione di Comunità di Messina e la Fondazione di Comunità di Val di Noto, che si caratterizzano per il sostegno anche allo start up di imprese virtuose tramite l’attrazione di capitali, la valorizzazione di talenti creativi e tecnico-scientifici e la messa in moto di processi di sviluppo economico. Queste realtà sono certamente da considerare un importante tassello del più grande mosaico del Terzo Settore meridionale.
Le Fondazioni di Comunità sono espressione di filantropia di comunità. Sono pensate per raccogliere risorse (es. lasciti testamentari, fondi patrimoniali, etc.) e mettere in rete le istituzioni locali e le organizzazioni del Terzo settore per affrontare complesse sfide sociali, economiche e culturali. Questi mediatori filantropici sono entità giuridiche indipendenti a ownership locale e proprietà diffusa. Il loro obiettivo prioritario è intessere capitale sociale, stimolare fiducia, ampliare le capabilities e le possibilità di raggiungimento del pieno benessere individuale e collettivo (Assifero, 2016). La legislazione italiana sostiene questo tipo di iniziative, prevedendo per esempio agevolazioni fiscali per i cittadini, le imprese e gli enti che effettuano erogazioni liberali a favore di enti di questo genere. Ciò avviene sia tramite detrazioni d’imposta che come deduzioni dal reddito imponibile Irpef.
Le Fondazioni siciliane e il Welfare responsabile
Tali organizzazioni comunitarie possono essere considerate come eminenti espressione di innovazione sociale e sono certamente pienamente coerenti con la proposta della rete del Welfare Responsabile. Radicamento nella realtà territoriale, riflessività, apertura strutturale al contributo di tutta la comunità, concretezza e sostenibilità sono, in questo senso, quei pilastri costitutivi che fanno sì che ciascun progetto si possa realizzare perché è nutrito da virtuose dinamiche di sussidiarietà orizzontale e di collaborazione. Appare peraltro strategica la centralità della persona tanto che ciascun essere umano viene considerato non come una monade isolata ma come nodo di una rete di relazioni che devono essere sostenute e facilitate per produrre benessere collettivo. L’approccio scelto dalla Fondazione comunitaria di Agrigento e di Trapani, così come dalle altre organizzazioni di questo genere, rifiuta un modello assistenzialistico che risponde in maniera estemporanea a bisogni parcellizzati creando un vincolo perverso al bisogno e non all’obbiettivo dell’emancipazione da esso.. Si distingue inoltre da quell’intervento pubblico troppo spesso guidato da logiche emergenziali che non riescono a valorizzare la sussidiarietà orizzontale e la collaborazione preferendo, invece, discutibili forme di privatizzazione dei servizi.
In conclusione va detto che queste esperienze evidenziano la necessità di considerare il non-profit superando le retoriche che confinerebbero le attività sociali soltanto nell’alveo delle buone intenzioni. Il Terzo Settore, infatti, non può più essere classificato con la medaglia di bronzo consolatoria di una corsa che vede Stato e mercato contendersi i primi posti del podio. Le cooperative occupano oltre 1 milione di persone e generano un valore aggiunto di 28 miliardi di Euro (Istat, 2019). La significatività di questi dati evidenzia il bisogno di una rapida ed efficace strategia di revisione delle politiche a loro sostegno e promozione. Queste ultime devono garantire crescita economica e coesione abbandonando ogni prospettiva top-down e quindi, prevedendo il coinvolgimento di tutti i soggetti che sono più direttamente coinvolti nelle questioni sociali. In primis i soggetti più fragili socialmente come i disoccupati, gli esclusi oppure coloro che non riescono a trovare occasioni di attivazione e che risultano impossibilitati ad auto-determinarsi. Ciò, ovviamente, chiama in causa anche il necessario ridisegno del modello di sviluppo che non può più essere incentrato sulla corsa verso l’accumulazione finanziaria e la ricerca spasmodica del profitto, come sottolineato su queste stesse pagine alcuni recenti interventi.
Per ulteriori informazioni: Sito della Fondazione
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